w3c parla di standard per il web sociale (e microformats quando?)

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Quanti anni ci sono voluti per vedere la ricetta del pane alla banana tra i microformati consigliati dalle linee guida del Sig. Google? Qualcuno…

Non leggere questo articolo perchè anche stavolta non c’è niente di nuovo nè di realmente sociale (almeno dopo che ho avuto più dubbi che voglia di  leggere cosa diceva la gente sul Google SideWiki) segnalo comunque una mossa pubblica interessante del W3c che prova a dare un corpo ad una proposta di standardizzazione del mondo social.

Oggi non ho voglia di mettere grafici con linee che salgono o scendono per dirti che su Google i siti con accanto l’immaginina son più cliccati di quelli senza immaginina (riassunto per gli annoiati: + click = + CTR = migliori posizionamenti = + soldi per chi ricava da pubblicazioni online).

La cose interessanti della pubblicazione, se come probabile non avrai voglia di leggerla tutta:

  • il problema dei profili “distribuiti”: cioè come evitare che la gente si faccia una propria opinione con la scusa di aggregare informazioni che loro potrebbero ritenere interessanti (suggerimento: non potete supporre).
  • utenti che non entrano nelle scatole: qualche anno fa quando mi chiedevano nelle pagine d’iscrizione ai social networks “descriviti brevemente” io scrivevo solo “non so stare nelle scatole strette” (Adam invece scrive “bigger than a breadbox”). Se hai una base di dati, e la devi compilare la mente logica ti dice che prima di tutti devi dare un nome ad ogni spazio presente nel database. Se devi etichettare il contenuto di un cassetto, entri automaticamente in uno dei problemi a cui un SEO deve rispondere quotidianamente cioè:
    • ogni persona ha una propria lingua
    • ogni persona ha un proprio vocabolario
    • ogni persona ha un proprio significante per un significato comune
    • il tempo di capire queste cose solo pochi cel’hanno, e il senso per cui le si apprendono non è chiaro quasi a nessuno (quasi perchè c’è sempre qualcuno che poi alla fine ci fa soldi)
  • applicazione degli standard: mi ricordo tanto quando il mio maestro di chitarra s’incazzava perchè arrivavo a lezione senza prima aver studiato quello che mi aveva detto la volta precedente. mi diceva “ma se non studi e non fai pratica, cosa ci torni a fare qui da me che devo ripeterti le stesse cose?”. aveva ragione. In realtà gli standard li devono applicare le macchine (e chi programma i loro software) non certo chi le macchine le guida. I SEO invece devono starci attenti lo stesso.
  • opengraph farà cose spettacolari. In attesa che le faccia, tanto vale ascoltare un po’ di musica.
  • il protocollo salmone. Idem come sopra, vedremo cose miracolose, nel frattempo tanto vale rendersi conto che i salmoni non geneticamente modificati per sopravvivere all’inquinamento schiatteranno tutti.
  • il resto parla di come altri faranno soldi coi vostri dati sparpagliati nel web di chi ha saputo usare la semantica e la figosità nelle dosi giuste. Figosità di cui si parla giustamente anche nel film di facebook e nella intro di Kung-Fu Panda.
  • non si parla di Open Data, e neanche di Linked Open Data (a parte in un paragrafo che linka Smob, datato 2005)

Che il motore di ricerca debba diventare una porticina “obiettiva” su un mondo sociale pare essere una direzione ormai inarrestabile di un treno da cui mi vien presto voglia di scendere. Chiamare quello che stiamo creando “rete sociale” è come chiamare un inceneritore “termo-valorizzatore”.

Se fossi il capo del w3c (che non ha capi) le uniche cose che mi piacerebbe vedere standardizzate sono:

Meanwhile, in Emilia Romagna

Nel frattempo mia nonna sente una canzoncina di una nota band casinista di brooklin e la canticchia come se niente fosse, mentre mi passa accanto.

Sorgenti per questo articolo

simone
appassionato di seo, linked open data e ambiente