Help?

L’italia è un paese in bilico, e fa paura decidere ogni giorno di rimanere e costruire. Siamo anche così pieni di iniziativa, così svegli che forse possiamo fare davvero cose grandi, assieme o l’uno contro l’altro non importa, perchè l’economia (o più concretamente il mercato) è impietosa.

Vi racconto la storia di un fallimento collettivo: il paesino dove ho vissuto da bambino si chiama Tabiano Terme, e come dice il nome, ci sono le terme. C’è anche una particolare acqua fossile piena di zolfo che si usa per curare tanti disturbi. Le terme sono l’unica economia di Tabiano, lo sono da almeno 100nt anni, e dal 1981 le presenze negli hotel sono in calo costante. La crisi a Tabiano non è una novità, e non c’entrano le speculazioni sui mutui americani. Negli ultimi 50nt anni per la precisione, l’idea di “terme” è cambiata: prima era un interesse statale, cioè si fornivano le cure gratis ad anziani e bisognosi, già incluse nella “mutua”, e servivano anche allo stato per prevenire le costose cure mediche per i malati cronici. Oggi le terme sono viste come un’attività 100% estetica, e mentre negli anni ’90 sono state “solo” escluse dalla mutua, ora i centri benessere sono tra i segnali principali dello “spesometro” per individuare i famosi “falsi poveri”, cioè quelli che evadono le tasse e poi vanno in vacanza tutto l’anno. E cosa c’entra col SEO? Aspetta un minuto e te lo racconto.

Durante tutti questi anni, diciamo dal 1970 a Salsomaggiore, la densità di hotel rispetto alla popolazione è stata circa 20 volte rispetto alla densità degli Hotel di Las Vegas rispetto ai loro abitanti. Per capirci, su nemmeno 17.000 cittadini, siamo arrivati ad avere fino a 430 hotels. E questi hotel oltre a lavorare in un mercato “drogato” dalla mutua, si pure sono fatti la guerra, fin da quando io ricordi. Una guerra silente, fatta di spionaggi e contromosse con investimenti strumentali. Un hotel faceva la piscina, entro qualche anno anche gli altri la facevano. Un hotel faceva il centro benessere, entro qualche anno gli altri partivano coi lavori. E così via per ristorante, sale congressi, servizi. Ognuno ha re-investito nel suo hotel, facendo piccole piscine ridicole, piccole sale convegni senza internet, piccoli ristoranti con cuochi incazzati (ma quelli si incazzano lo stesso, guarda Gordon Ramsey!). Ci sono perfino due associazioni degli albergatori, in costante disaccordo, sia sulla politica che sugli investimenti comuni. Ad oggi non abbiamo ancora un sito decente, e gli hotel lasciano almeno il 30% dei ricavi ad aziende tipo booking o expedia… così, solo per autopunirsi dell’incapacità ad andare d’accordo e costruire un sito unico che spezzi le reni a questi tour operator stranieri. Ma no, ognuno ha preferito fare il suo piccolo sito internet, e gestire la concorrenza come se pestando i piedi al vicino le possibilità di sopravvivenza fossero superiori.

Sapete chi ne ha sofferto? I clienti.

Pensate che figata se a Tabiano gli albergatori avessero messo tutti i soldi che hanno buttato nelle loro pozzanghere ridicole chiamandole “piscine”… in un mega centro acquatico, magari al centro del paese. Pensate che figata se avessero chiuso tutto il centro al traffico e l’unico modo di spostarsi fosse stato un piccolo pulmino gratuito per tutti i clienti e cittadini. Pensate se anzichè parlar male dell’hotel accanto, si fossero specializzati ognuno in una pietanza, un ristorante di pesce, uno giapponese… due o tre emiliani tipici, e gli albergatori fossero andati loro stessi a mangiare dalla concorrenza quando c’era voglia di qualcosa di diverso. Pensate se anzichè pagare oguno il suo inutile bagnino, gli albergatori si fossero messi daccordo per organizzare un bel corso diverso tutti i mesi, prima yoga, poi judo, poi pilates, poi corsi di cucina… E se piuttosto che sentirsi come 400 padroncini di casa, si fossero visti come 400 impiegati… della stessa azienda? Il “prodotto” Tabiano Terme sarebbe rimasto splendido in confronto alle miriadi di Chianciano, Saturnia, Sirmione. I clienti “scontenti” di un hotel, avrebbero potuto provarne un altro, in cui sarebbero stati accolti col sorriso piuttosto che con l’inutile fierezza dell’aver “rubato” un cliente alla concorrenza. Concorrenza di cui parlar sempre male, ovviamente, a scapito dell’idea che ogni persona si sarebbe poi fatta dell’intero paese di Tabiano Terme.

Invece siamo nel 2012, e in media chiudono uno o due hotel ogni anno. Ogni hotel che chiude è un pugno nello stomaco a tutti gli altri, che lo guardano invecchiare e imbruttursi tra le erbacce anno dopo anno. Ora gli hotel degli anni ’60 costano come un appartamento in città… solo una decina d’anni fa si parlava di “miliardi di lire” per ogni hotel, ma senza persone, senza clienti… i mattoni non hanno nessun valore.

Questi campanilismi miopi li conosciamo bene, e sono tipici della nostra Italia dei “comuni”, così come alle assemblee condominiali il tizio del primo piano si oppone al progetto per un nuovo ascensore, e poi lo userà di nascosto per portar su quel pesante comò della zia ida.

La novità non è tanto nei comportamenti umani, più o meno sempre quelli da quando abbiamo iniziato a scrivere e ad avere così una memoria collettiva circa 20.000 anni fa. La novità è che tanti piccoli egocentrismi in disaccordo riescano a far fallire qualcosa di più grande di loro, un intero paese. Il disaccordo è stato come un piccolo tumore, cresciuto a dismisura portando solo caos. E tra tutto il rumore è cresciuto e sbocciato solo il default. C’è chi dice che i tumori siano un anticorpo della natura per liberarsi di noi che la stiamo distruggendo, noi piccoli esseri umani irrispettosi del verde, degli animali e degli equilibri dell’ecosistema in cui siamo ospiti.

Gli albergatori di Tabiano erano illusi che il piccolo hotel del quale erano gli unici padroni sarebbe bastato per sopravvivere alle difficoltà del “periodo”. Eppure era chiaro che non si trattava di nessun “periodo”, era un’autodistruzione. E col paese fallito, nessuno è oggi grande e bravo abbastanza.

Noi SEO oggi in italia godiamo di un mercato nuovo in costante espansione, e crediamo di poter sopravvivere da soli, per sempre. Organizziamo i nostri corsi e parliamo male degli altri senza nemmeno conoscerli. Crediamo di essere i “soli” a saper fare un buon lavoro. Abbiamo dei blog per convincere i clienti e i motori di ricerca, nessuno ammette di essere in difficoltà. Va sempre tutto così bene?

15 anni fa ho deciso che non avrei voluto fare la “fine” degli albergatori di Tabiano e vedere in un contesto completamente diverso le stesse dinamiche mi ha fatto pensare. Tra l’altro, al nostro mercato non servono anni di costante declino, siamo più dinamici, come si cresce in fretta, si potrebbe crollare altrettanto bruscamente.

Update: ho scoperto solo oggi che gli imprenditori di Possagno sono riusciti a fondere un intero distretto produttivo in una

«Una fusione senza paracadute» la definisce Alessandro Vardanega, attuale presidente oltre che leader degli industriali trevigiani – «perché fin dal primo momento non ha preso in considerazione la possibilità di una via d’uscita o il passo indietro. Nessuno ha tenuto per sé un solo asset, nemmeno immobiliare: magazzini, crediti, impianti, fabbricati, personale, tutto è confluito in un’unica nuova realtà. Definitiva»
di Barbara Ganz – Il Sole 24 Ore

simone
appassionato di seo, linked open data e ambiente

21 Comments

  1. Sembra davvero un paragone azzeccato questo post che descrive la situazione, cioè quella degli albergatori che in un paesino prima frequentato, poi abbandonato… e tra i siti web che girano intorno alla parole chiave SEO dove si copiano a vicenda anche i testi degli articoli.

    Anzichè scrivere ognuno il suo articolo e punto di vista in un mega portale web, dove far confluire tutti i links e anche tutte le visite possibili.

    Esempio, questo mini-commenti non servono al post di sicuro… io linko te perchè sei mio amico o partner allo scopo di vendere un corso SEO si riduce solo qui il mercato italiano: la vendita di corsi ???

    Ma questa è la mentalitá tipica dell “ITALIA” dove si fá di tutto per dimostrare quanto si é “grandi” facendo diventare piccoli tutti gli altri…

    Eppure, secondo i dati del NIC ci sono oltre 2 milioni di nomi a dominio registrati, solo con il suffisso IT cioè un mercato enorme, che tutti i SEO messi insieme, nelle prime 100 posizioni su Google, non riuscirebbero mai a gestire!

    E forse il caso di mostrare esempi al di fuori della realtá italiana, altro che GT forum & company… Seo Training o Seo Camp o altro… perchè noi facciamo solo pena al confronto!

    Ad esempio, per chi non lo conosca, provate a farvi un giretto su warrior forum

    in fondo tutti questi SEO in ITALIA perchè cercano clienti all’estero?
    quando invece qui c’è un mercato enorme, dove l’unico a fare soldi a palate è Google, Facebook & compagnia…

    Leggevo in altro blog un articolo “armi segrete dei SEO” un post che mi ha fatto quasi ridere…

    se le armi segrete sarebbero i links nascosti dai CSS e i redirect 301 da un nome a dominio in una lista di partecipanti al SEO Award… stiamo messi male in quanto a strategie!

    Simone per questo post ti meriti 10 e lode in SEO filosofia.

    saluti a presto

  2. Parole sante! IMHO finché ce “la sentiamo calda”, come si dice a Roma, il 2.0 rimarrà solo una roba da aggiungere ai propri servizi, piuttosto che interiorizzata come modo di approccio.

    Mille grazie per aver partecipato con il grande spirito unplugged di sempre 😉

  3. Di SEO non capisco nulla, ma di alberghi costretti a chiudere sì!
    Ed è veramente triste che le motivazioni siano sempre le stesse, non siamo nemmeno capaci di imparare dai nostri errori.
    Io però sono ottimista, credo che la crisi ci obbligherà a cambiare strategie (in ogni settore).
    Grazie per l’articolo.

    paola

  4. i agree!
    poi, discorso sulla concorrenza a parte, gli spacconi in questo settore abbondano

  5. Il richiamo all’Italia dei comuni è da premio oscar! Un’Italia mai entrata in Europa sempre ripiegata su se stessa! Complimenti articolo bellissimo!

  6. Simone bravo… io mi occupo di SEO solo lateralmente, ma mi occupo tutti i giorni di turismo e ho trovato nel tuo racconto la storia di tanti altri luoghi che legano l’Italia e forse un po’ anche la Storia dell’Italia stessa, fatta da sempre di tanti miopi interessi personali e di gente che difficilmente sa fare il gioco di squadra per l’interesse comune, nella politica come nella vita di tutti i giorni. Magari ci iscriviamo alla vostra mailing list 🙂

  7. Grandi individualità, grandi solisti, ma NON siamo capaci di fare squadra.

  8. Come sempre un bellissimo post 🙂

    Posso essere un po’ deluso dal concetto finale?
    Cioè no in se per se. Sono contento che fate partire questo nuovo progetto degli hangout (o webinar che siano) e, memoria permettendo, mi farà piacere assistere e dire qualche vaccata in chat.

    Però non capisco il nesso. Gli alberghi ed il turismo sono stati un settore in forte espansione, hanno goduto di tempi d’oro e ora per loro incapacità e per la recessione cominciano a fallire.
    La seo ora è la stessa cosa, il web marketing è un settore che può portare grandi vantaggi alle aziende – finchè tutte non lo faranno, e allora non porterà più vantaggi a nessuno (essendo uno standard). A meno che non si parli di grossi investimenti, nella stessa maniera in cui potremmo parlare dei grandi hotel che difficilmente moriranno.
    E fin qui tutto ok.
    Ma dati questi presupposti perchè proporre il corso in streaming per aiuto ai seo?

    Credo semplicemente che siano dinamiche vitali (cicli, fasi etc) del mercato. Settori in espansione che per motivi empirici prima o poi dovranno ridursi per far spazio ad altro.
    Sinceramente prenderei più volentieri un corso sull’etica professionale, sul capire come individuare i trend di mercato, sul conoscere meglio come sfruttare le proprie qualità che sulla SEO 🙂
    Ma non parlo che lo preferirei in generale eh. Lo dico solo basandomi sulle belle premesse di cui sopra..
    Spero di essermi capito!

  9. ciao Marco grazie della critica, è molto apprezzabile. Ne aprofitto per ampliare un pezzo che avevo riassunto un po’ troppo.

    intanto vorrei fare il classico passo indietro ridefinendo il nostro “terreno comune”. Posto che la crisi arriva, rendersi conto che c’è un problema è la prima cosa da fare. Nel loro caso gli albergatori erano tutti d’accordo sull’esistenza del problema e hanno tutti (o quasi) pensato che la soluzione al problema fosse farsi maggiore concorrenza, dimenticando completamente il contesto. La mia teoria è che gli albergatori stiano fallendo non per la loro incapacità nel lavoro (in fondo molte famiglie facevano parte di generazioni di albergatori), quanto piuttosto per la loro incapacità di andare daccordo e creare qualcosa più grande della somma dei singoli posti letto, qualcosa che avrebbe fatto di Tabiano (e Salso) una meta memorabile in concorrenza con gli altri paesi.

    Che poi, nelle assemblee pubbliche (delle varie associazioni, così come in quelle comunali) l’idea di investire assieme è sempre stata presente, ma mai veramente considerata, dato che nell’animo di troppi piccoli imprenditori albergava più “paura di rimetterci” che senso di ospitalità o lungimiranza per il futuro del business. Con la paura degli altri così forte, l’unica cosa da fare era investire in ciò che si conosceva… il proprio piccolo hotel.

    Il contesto era che ci sono sempre stati tanti paesi che volevano investire sul termale, e chi è riuscito a farlo “collaborando”, ha fatto progetti bellissimi (vedi Saturnia), facendo magari un po di economia di scala (per esempio con una piscina unica, si sarebbero potuti pagare 4 bagnini anzichè 60! i soldi rimasti si sarebbero potuti reinvestire in altri servizi più utili che questa duplicazione dei bagnini, due per ogni pozzanghera, e la stessa cosa vale per tutto, pulizie, servizi correlati, ecc).

    Ci si è dimenticati (e in questo ti do ragione, è una carenza di comprensione da parte dei professionisti dell’ospitalità) che i clienti sono prima di tutto persone con un bisogno di aggregazione. Gli spazi comunali e comuni del paese sono sempre stati non-strutturati. Per esempio a tabiano c’è un bellissimo parco, ma nessun evento per far socializzare i clienti dei vari alberghi l’uno con l’altro. Ogni albergatore ha preferito creare la propria piccola sala relax, in cui giocavano a carte solo pochi clienti per volta, clienti che si annoiavano a morte e l’anno dopo finivano per cercare qualcos’altro, e la noia è solo uno dei tanti problemi che si hanno in questi piccoli hotel…). Questa comprensione della psicologia dei clienti, che sarebbe stata utilissima se messa in pratica 30nt anni fa, è stata completamente offuscata dalle dinamiche della concorrenza più becera.

    il fatto di riunirsi ed aiutarsi a vicenda è la cosa che secondo me è mancata più di ogni altra cosa, nell’ambiente ultra concorrenziale che ho visto evolvere tra gli albergatori (che poi, alcuni tra di loro si aiutavano, si passavano i clienti in periodo di overbooking, si passavano materie prime, non erano tutti stronzi insomma). Quindi, volevo ri-aprire una porta aperta a tutti (ma proprio tutti) che si basasse più sulla solidarietà che sul conflitto d’interessi e sulla concorrenza spregiudicata. Riassumendo ciò che penso è che “il nemico” sia ben oltre le nostre piccole concorrenze quotidiane.

    Lo streaming per finire, è solo un momento di aggregazione che serve per far passare un po’ di quella paura dell’altro che già oggi abbiamo nel cuore. La base sarebbe comunque la mailing list, in cui si potrebbero postare problemi, news e punti di vista senza necessariamente essere soddisfatti perchè si è pubblicata la news migliore sul nostro google+ e si hanno ricevuto più commenti di una concorrenza che si tiene magari d’occhio senza dare la “soddisfazione” di commentare a nostra volta a quello che dicono.

    Spero di aver chiarito un passaggio che effettivamente, rileggendo il post, avevo dato per scontato. ciao e grazie!

  10. Una realtà che conosco molto bene quella alberghiera, visto che fino al 2004 facevo il lavandaio e tra un po’ di seo di allora e tanti progetti da realizzare, caricavo lavatrici e scaricavo sacchi di biancheria in tante strutture ricettive dal b&b alla casa di cura per anziani.
    Il fatto è che molto spesso l’economia viene troppo basata sul potenziale del luogo e poco su quello delle persone.
    Per riassumere? Se nello stesso posto avesse fatto business un giapponese?
    Un luogo comune, ma che sintrtizza di molto il concetto.
    Un abbraccio SIMO!

  11. capisco perfettamente! Una buona parte del problema in quel caso è che siamo un popolo cresciuto “gasato”. Fare ospitalità nel 1950 era un lavoro figo. Mio nonno era super fiero di fare caffè al bar, servire in tavola, e quando ha preso la sua prima gestione era raggiante. Il contatto coi clienti, che poi finivano immancabilmente per diventare suoi amici era una delle cose che faceva in modo istintivo. Cosa molto diversa nelle nuove generazioni, dove la gente sogna di fare il calciatore o il cantante o l’ingegnere nucleare… e quando gli dici di fare un caffè ti rispondono sbuffando, trattando male i clienti perchè “quello non è il lavoro della loro vita”. E i clienti non tornano. ciao un abbraccio!!

  12. Non vedo proposte in questo post solo commenti…
    Fino a quando si pensa che su internet ci siano solo “competitors” da superare, non si può formare un’organizzazione, che riguardi un determinato settore…
    da mie ricerche e analisi ci sono milioni di siti web da lavorare lato SEO da rifare, da rivedere, da ottimizzare… invece solo poche centinaia sono seguiti da qualche esperto! La richiesta di servizi seo, sem, web-marketing inizia a diventare pressante per alcune agenzie, che rifilano ai clienti il solito pacchetto Adwords + Facebook, dicendo di includere anche il pacchetto SEO… ma serve tempo per vedere risultati (questa è la risposta classica data ai clienti).

    Digitando la famosa keyword = SEO nei primi 20 posti ci sono “freelencer” l’unica agenzia che vedo si trova negli annunci su Adwords! Per Agenzia SEO intendo un organizzazione, con almeno 10 persone, magari presente non solo a livello nazionale… quindi anzichè esserci un organizzazione di riferimento in testa alle SERP c’è Wikipedia + Google a seguire 10 blog dove si parla di SEO, ma quello che si scrive è filosofia, mica è un business!!!

    Quindi gira e rigira il cliente che non trova soluzione ai suoi problemi, oerchè nei blog si preferisce di più parlare di se stessi o al massimo dell’ultimo video di Matt Cutts… il cliente alla fine clicca sugli annunci annunci Adwords, dove di sicuro non trova un BLOG ma un Agenzia, che gli propone il seo pack… dove all’interno si trova di tutto, tranne la SEO (maiuscola) era solo l’etichetta!

    Qualcuno di voi esperti SEO ha mai pensato (come inizio) di fare almeno una pagina o un sito web sarebbe meglio… con una lista o elenco di professionisti a cui rivolgersi, con nome, sito web, lavori eseguiti, feedback dei clienti, etc.

    Ma no lasciamola fare a Google questa lista, in base ai links ricevuti, alle furbate sui domini 301, in base a qualsiasi altro fattore SEO che è meglio!

    Tanto i clienti cliccano sui primi 10 risultati e scelgono chi gli fà il prezzo più basso e magari incluso nel prezzo un link dal nostro blog perchè no ???

    E se non rinnova glielo togliamo… questa è il lavoro SEO in cambio di pochi spiccioli… ma il 99% dei clienti passa dalla cassa di Google.

    E nel frattempo Simone scrive poesie.. Alessandro concorda pienamente… Benedetto dice “parole sante” non potrebbe dire altrimenti, visto il nome… Emanuele ci racconta un pò della sua vita…

    SI

  13. uè Carmelo 🙂 ti sento bello incazzato! sai cosa ti dico? Questo portale con recensioni e votazioni dei SEO mi sembra un’ottima idea! Se hai voglia e tempo, tu pubblica e se viene bene te lo linko volentieri!

    PS.. la “proposta” è aprire il dialogo e cercare di mantenerlo aperto, al di la del farsi concorrenza, in questo commento spiegavo un po’ meglio perchè potrebbe essere utile avere un posto in cui ci si possa parlare, ascoltare e magari aiutare tutti.

  14. Ciao Carmelo 😀

    “Benedetto dice “parole sante” non potrebbe dire altrimenti, visto il nome” (cit.) = mi hai strappato un sorrisone 😀

    Ora, lollate a parte andiamo a noi:

    Tu come organizzazione intendi una sorta di.. “Ordine” mettiamola così no? Ti dico già da adesso che IMHO meglio di no.

    Perché vai a creare una sorta di monstre in grado di giudicare chi fa SEO bene e chi fa SEO male. Nel mercato libero, sempre IMHO, una follia.

    Ben venga la competizione, ben vengano mille e milla altri SEO a sfidarsi nell’area della SERP. Il problema è un altro: 1) il livello generale e 2) come viene affrontata questa competizione.

    1) Ora, il livello generale del web marketing del Belpaese, considerando pure che il mercato italiano “interno” è piccolo, non è ai livelli alti di quello di lingua anglofona. Ma anche lì esistono le web agency de noantri dove proponi per tot euro un pacchetto scrauso che nemmeno le buste a sorpresa.

    Solo, di meno, e ci cascano meno clienti perché magari sono un filo più accorti e smaliziati nei confronti di una professione che in molti stentano ancora a capire che cacchio è.

    Stai sicuro, che per quanto scottato, un imprenditore “illuminato” dopo che casca in questi trappoloni, se riesce a trovare un professionista serio, se lo tiene stretto.

    In soldoni, se io prenoto un catering e mi portano le pizzette dell’89, non è che al prossimo giro diffido dal cibo.

    Lo troverò quello che mi porta in tavola dei tramezzini senza scarafaggi.

    E se c’è gente che per “bassi costi sbandierati/altri ami accalappiaclienti” casca ancora in certi pacchetti beh.. grazie a questa fascia bassa di competitor sul mercato per farci pulizia e lasciarci lavorare con chi si può lavorare in una certa maniera.

    Ok, siamo un settore nuovo, ci sta seguire il cliente, essere disponibili, ma a fare gli evangelisti ci si pigliano solo le pietrate che nemmeno i quattro più famosi.

    2) Nell’agenzia in cui lavoro e con alcuni dei SEO che fra l’altro sono intervenuti in questo post, c’è un ottimo rapporto di amicizia.

    Nonostante capita che abbiamo clienti/siti competitor. Anzi, è una figata, perché ci si può aiutare a vicenda. “Competitor” non vuol dire nemico.

    Non è un buonismo del cappero alla Gandhi, IMHO è così: per questo spero davvero che ne vengano sempre di più e pure più bravi di me. Così imparo qualcosa di nuovo. Forse la penso così per imbevuta mentalità da shonen manga, che ne so.

    E se non riuscissi ad essere più adeguato, mi meriterei di essere buttato via dal mercato. In una “organizzazione” che decide chi fa bene e chi fa male, soprattutto in un settore dove ogni 3-6 mesi ci sono novità e aggiornamenti; come si fa a non iniziare ad assumere una mentalità “impiegatizia” che ammazza il miglioramento reciproco?

    In questi giorno sto rileggendo “Civil War” dove tutti gli eroi Marvel vengono messi di fronte l’obbligo di una registrazione governativa. Una follia, che minerebbe il “lavoro” dei supereroi.

    E lo dice Capitan America, il più “americano” e “conforme” super eroe Marvel (nonché il mio preferito). Fino a quel momento c’è una stratificazione nel Marvel-universo: infatti, gli stessi uomini mascherati sanno soppesare l’uno il valore dell’altro e come comportarsi di conseguenza.

    Il casino che porta alla richiesta governativa di associazione scoppia a causa di un errore mortale di alcuni supereroi “di serie C” (cit.)

    Ora, io sto con Cap: chi decide chi è un supereroe o un supercriminale? Ovvero, chi decide chi è un buon o un cattivo SEO? Di certo non il governo, una organizzazione.

    Il proprio operato / la SERP.

    Nella SERP per la parola chiave “SEO” (fra l’altro un cliente normale a grosse linee cerca anche termini più tera-tera) ci sono due persone da cui so che devo ancora imparare molto.

    Simone, il proprietario di questo spazio (dove fra l’altro parla anche dei suoi servizi, mica è un semplice blog) e Emanuele Tolomei, che fra l’altro fa capo a una agenzia SEO, non è un “semplice” freelance (come Simone che fra le altre cose fa il SEO al Sole 24Ore. .insoma mica cavoli).

    Persone che si sono concentrate anche sul posizionarsi come “SEO” keyword e ci sono riuscite. E sono dannatamente meritevoli. Un cliente, se va da loro, è sicuramente in buone mani.

    Ok, ci sono anche tanti altri SEO che non sono presenti in questa SERP nonostante la loro bravura (io non mi ci metto, fra questi, sia chiaro :D) ma magari perché si concentrano su altre key/nicchie per raggiungere i clienti.

    Però se ci fosse un sito comparatore che decidesse chi è bravo e chi no, su che parametri andrebbe fatto?

    Ci sono progetti social che servono anche per questo, con i feedback dei clienti intendo, come lo strafamoso LinkedIn oppure i vari marketplace del lavoro come link2me.

    Intendi un super-database generale? Avrebbe autorevolezza? Solo in base a quanti si iscrivono o se viene imposta dall’alto. IMHO l’unica è l’Ordine. Ma è una professione troppo dall’animo caotico.

    Che sia il mercato a decidere… d’altronde, siamo nell’ambito del marketing!

    Io sono terminato (cit.) (quando scrivo i papelli, mi piace citare l’immortale Trap)

  15. E’ sempre filosofia SEO questa, sono punti di vista personali, il mercato c’è và creata la fiducia dei clienti in questo settore… l’unico modo per farlo è che ognuno esponga il suo modo di lavorare, magari anche un Curriculum e risultati da far vedere, ma non è facile di certo fare una lista del genere!

    Se non si crea un’ordine interno, sarà qualcun’altro a farlo al nostro posto…
    il cliente per la scelta di un SEO su cosa dovrebbe basarsi ??? Forse sul posizionamento per la stessa keyword su Google!!!

    Assurdo, non è un parametro che può misurare la professionalità…
    quindi si basa sul prezzo, sui feedback di altri clienti, sui lavori svolti se qualcuno ha un portfolio, sulla presenza sui Blog o social network…
    ma data l’ignoranza diffusa e generale, la maggiorparte ancora si basano, sulla vicinanza o meno dell’eventuale SEO…

    Non a caso tra i termini più ricercati, c’è anche la città associata alle ricerche!
    esempi: Seo Torino, Seo Roma, Seo Milano oppure Web Agency + città…
    questo tipo di ricerca o risultati è quello che fà più conversioni, perchè il cliente
    pensa che avendo il professionista in un luogo vicino (magari sotto casa) sia più facilmente controllabile e gestibile, perchè la mentalità diffusa tipica all’italiana è quella del datore di lavoro, che ha dei dipendenti, anche se in questo caso il lavoro è sempre o quasi a progetto!

    Io provengo dal mondo del tele-marketing e delle vendita diretta, mi sono improvvisato SEO eppure ho acquisito clienti, già nei primi mesi online…
    Ho dimostrato professionalità, che detta in altro modo è passione per il proprio lavoro e attenzione per il cliente fin da subito!

    ma ripeto bisogna fare qualcosa di più in ITALIA che vendere corsi SEO
    e sopratutto delle tariffe e prezzi a cui tutti devono attenersi, in modo che il cliente non sia influenzato dal parametro “costo o spesa” ma da una valutazione del professionista, che qualsiasi cliente non è in grado di fare!

    E non ditemi che non si può fare una lista di SEO nè tantomeno delle tariffe o un listino prezzi, visto che tutte le keywords hanno un prezzo su Adwords, un volume di ricerca e un grado di competizione…

    Pensate a un portale dove ci sia l’elenco di 100 professionisti SEO
    quanti clienti e traffico attirerebbe e non solo dall’ITALIA anzichè ognuno chiuso nel proprio blog o sito web ad aspettare…

    probabilmente ci sarebbero cosi tante richieste da non riuscire a evaderle tutte, ma bisogna fare le cose bene, quindi fatemi pensare… ho qualche dominio a disposizione adatto allo scopo!
    Quindi iniziate a preparare i Curriculum sarà la 1° cosa cosa richiesta…

    Simone io non sono incazzato, sono uno a cui piace l’ordine non il caos.

    saluti a tutti

  16. Ciao Carmelo,
    Permettimi di risponderti a punti!

    1) Per i CV ci sono già social che hanno autorevolezza consolidata, ripeto, come LinkedIn, Link2me e altri marketplace dove puoi vedere i portfolio, feedback etc..

    2) quindi si basa sul prezzo, sui feedback di altri clienti, sui lavori svolti se qualcuno ha un portfolio, sulla presenza sui Blog o social network… (cit.)

    e già non sta facendo bene così?

    3) Seo Torino, Seo Roma, Seo Milano oppure Web Agency + città…
    questo tipo di ricerca o risultati è quello che fà più conversioni, perchè il cliente
    pensa che avendo il professionista in un luogo vicino (magari sotto casa) sia più facilmente controllabile e gestibile, perchè la mentalità diffusa tipica all’italiana è quella del datore di lavoro, che ha dei dipendenti, anche se in questo caso il lavoro è sempre o quasi a progetto (cit.)

    Non ho dati disponibili sul rapporto ricerche/conversioni per ogni singolo “SEO+città” ma ti posso dire che a noi capita di lavorare anche più spesso con clienti che stanno oltre 100 km di distanza. Se per questo tipo di lavoro, un cliente vuole “controllare all’italiana” sono contento di lasciare questo tipo di cliente a chi ha voluto puntare su altri parametri di raggiungimento come “SEO+ la sua città”.

    Che comunque, potrebbe anche essere un mezzo criterio di valutazione. Mica è uno schiocco di dita posizionarsi così (ok, a meno che non sei stato veloce a comprarti un nome dominio secco e decente).

    3) mi sono improvvisato SEO eppure ho acquisito clienti, già nei primi mesi online…
    Ho dimostrato professionalità, che detta in altro modo è passione per il proprio lavoro e attenzione per il cliente fin da subito (cit.)

    Ottimo! Se non ti dimostravi professionale e non rendevi mica funzionava . IMHO per me è sufficiente così come parametro di scelta, ma continuiamo.

    4) bisogna fare qualcosa di più in ITALIA che vendere corsi SEO (cit.)

    I corsi SEO sono rivolti a un altro target di mercato, a chi vuole imparare (quindi non vuole fatto un lavoro SEO) e a chi vuole aggiornarsi (altri SEO).

    5) sopratutto delle tariffe e prezzi a cui tutti devono attenersi, in modo che il cliente non sia influenzato dal parametro “costo o spesa” (cit.)

    Scusami ma ‘sta cosa mi fa accapponare la pelle. Al di là di un discorso puramente filosofico, per usare un termine a te caro, ma proprio di concetto.

    Come faccio a fissare una tariffa / prezzo a un cliente che vuole posizionato il proprio piccolo business di cornici artigianali con il grande agriturismo?

    Ognuno di noi ha delle “offerte” più o meno orientative ma vengono sempre personalizzate sul cliente. Siamo consulenti di un’operazione specifica, non possiamo standard-sovietizzare tutto.

    6) tutte le keywords hanno un prezzo su Adwords, un volume di ricerca e un grado di competizione (cit.)

    Ok, ma tornando all’esempio di prima, L’hotel a cinque stelle di Roma e la bettola da mezza stella non puoi proporgli lo stesso tariffario. Ma nemmeno la stessa key “hotel roma”, cercheresti di differenziarli. Più che altro perché anche i loro budget di spesa sono diversi.

    7) Pensate a un portale dove ci sia l’elenco di 100 professionisti SEO (cit.)

    Ok, come ha detto Simone, libero di farlo, però poi conta pure l’autorevolezza che ha nei confronti dei SEO stessi (magari si posiziona bene, se però si affiliano solo alcuni SEO e questi sono di fascia.. “media”, il cliente ha quella percezione di quel sito aggregatore di SEO = clienti grossi/smaliziati si rivolgeranno sempre ad altro).

    L’unica è “costringere” la gente a registrarsi. Ma qui torniamo veramente all’esempio di “Civil War” della Marvel.

    8) Simone io non sono incazzato, sono uno a cui piace l’ordine non il caos. (cit.)

    Considerazione personale: l’Ordine è di solito rappresentato da una singola freccia, il Caos da otto posizionate a cerchio. Beh, offre più possibilità 😉

    Ergo, l’ordine non è flessibile. Ma il Caos va gestito si, come disse Eugenio Fascetti (storico allenatore del Bari rivelazione) , val bene il “casino organizzato”.

    Sempre IMHO 🙂

  17. la Grande piscina collettiva piuttosto che una piccola piscina per ogni hotel è un po’ il concetto che accarezzavo prima, e sentirti declinare l’idea a modo tuo, parlando di un ipotetico “ordine dei SEO” mi ha fatto piacere, perchè comunque mi sono ritrovato nell’idea di aggregazione.

    Ultimamente, per necessità mi sto avvicinando al mondo dei notai, una delle cosidette “caste”. Loro hanno un Ordine, hanno un sito quasi ufficiale di riferimento (notariato.it) e una serie di strumenti per cercare notai “parallela” a google. Insomma sono più avanti rispetto a noi, come organizzazione. Eppure, parlando con molti di loro sembra sempre di avere a che fare con maghi e stregoni, che “sanno” cose che a noi non è dato sapere. Tendono a metterti paure, soprattutto quella dell’incompletezza (“se non scegli un bravo notaio, puoi rimanere fregato e gli atti non conteranno nulla”) e non è mai chiaro cosa diavolo significhi un “bravo” notaio. E nessuno ti spiega o ti dice se puoi fare le cose da solo, così che delegare a loro ogni responsabilità disinteressandosi della fase “pratica” diventa un piacere simile alla pigrizia, che poi sarebbe anche un peccato capitale. Anche se hanno un ordine, è molto fumosa tutta la parte di assunzione delle responsabilità. Cosa succede se un atto viene fatto male? Chi perde soldi quando le cose vanno male? Nessuno mi ha parlato di cifre o di assicurazioni. Devi andare in fiducia… una situazione simile mi è capitata coi commercialisti. Quando dovevo scegliere un commercialista tre anni fa, ho iniziato ad andare in giro chiedendo “ma se la vostra disattenzione mi dovesse causare una multa, vi prendereste la responsabilità dei vostri errori?” i primi due commercialisti ai quali ho fatto questa domanda mi hanno letteralmente riso in faccia. Il terzo a cui ho chiesto mi ha risposto di si, e così ho scelto lui. Ma non c’è contratto firmato, l’assunzione di responsabilità “personale” non è minimamente accompagnata da un atto formale.

    Ora può sembrare che data la situazione, farsi concorrenza possa risultare agli occhi dei clienti come un atto “formale”, in realtà però nei nostri siti c’è sempre poca trasparenza quando si tratta di risultati, amenochè non si sia riuscito a piazzare un “home run”.

    un bell'home run SEO

    d’altra parte, come fai a misurare il valore di un giocatore di calcio? Non solo in base ai gol o alle azioni ben riuscite. Tanto per buttar lì un’altra metafora, noi SEO abbiamo un campionato, ma non è ufficiale (la stessa SERP per SEO ha sempre portato pochissime conversioni a tutti, dato che wikipedia per ora non l’ha schiodato nessuno, e come sappiamo il 70% degli utenti clicca sui primi 2 risultati).

    Sempre al SEO Training (da cui ho tratto la slide) abbiamo visto che i motori imparano e disimparano, per restare al passo coi tempi. Recentemente Google ha anche detto che almeno il 16% delle query immesse ogni giorno sono totalmente nuove, tanta è la velocità con cui cambia il modo di cercare delle persone (anche perchè per una sempre maggiore quantità di query i risultati adwords sono così tanti che non ci si capisce più una mazza… ma questo non lo dicono… anzi cercano di dimostrare quanto la presenza di adwords stia portando gioia e felicità a tutti, balla colossale viste anche le quotazioni in borsa di Facebook e i tempi passati da ogni utente sui vari network… google stessa è tutto forchè stabile nelle menti delle persone).

    Ricapitolando:

    • Possiamo fare un Ordine dei SEO, avremo comunque quelli che decidono di rimaner fuori e quelli che stando dentro riempiranno comunque di fumo le menti dei vari prospect. Quindi avere l’ordine non da garanzie praticamente a nessuno.
    • Possiamo fare un circuito di mutuo aiuto (come quello che stiamo cercando di fare col Camp) che sarà disomogeneo e non fatto per aiutare il cliente, quanto piuttosto per rimanere in contatto tra di noi.
    • Possiamo fare bella mostra delle nostre doti con una SERP competitiva… di cui però lo stesso Google non ha ben capito chi sia più meritevole, dato che spesso usano wikipedia proprio come “jolly” da giocare quando le idee non sono molto chiare.
    • I clienti potranno votarci pubblicamente solo se noi gliene diamo la possibilità, e questo in realtà sarebbe già fattibile implementando le Review. Ma le review dei metadati non hanno nessun “controllore” di identità, lo stesso web per ora non ha nessun controllore di identità pubblico e condiviso (se non la geografia degli IP, i cui dati di accesso sono ripercorribili solo dalle forze dell’ordine). Certo si potrebbe implementare OpenId, anche se non è particolarmente standard.

    e tutto questo per cosa? Per avere più giustizia… equilibrio o possibilità di sopravvivenza?

  18. Davvero un bell’articolo Simone, complimenti. Non posso che condividerne lo spirito e la morale.

    Avanti così 🙂

Comments are closed.