Questa è una storia e come tale potrebbe non esserti utile. Però è anche la storia di come ho conosciuto e di cosa mi ha lasciato Gianni Degli Antoni: una persona che ha fatto tanto per il mondo che lo circondava. Così tanto che davvero, non ci si crederebbe a vederlo con gli occhi.
Visto che la sua biografia è nota, scrivo semplicemente cos’ha fatto per me.
Verso i 17 anni ero perso, e un giorno mia cugina mi disse “dovresti venire a conoscere gianni, è un grande“. Lui faceva il prof all’università e io a 17 anni per trovare via Comelico, senza google maps e senza essere mai stato a Milano, qualche volta mi ero anche perso. Dopo metro e tram, eccomi arrivato fuori dalla porta del suo ufficio.
In mezzo alle sue carte c’era lui, mi ha chiesto di aspettare un attimo, e lo vedevo scrivere sulla tastiera, con 2 dita, lentamente. Guardava il monitor da sopra gli occhiali, e poi guardava ancora la tastiera. Aveva un sorriso beffardo e i capelli lunghi, bianchi… come una rockstar in pensione.
Poi mi ha parlato. Mi ha dato alcuni compiti da svolgere, e ogni tanto ci sentivamo al telefono. Andavo a trovarlo una volta all’anno, ed era sempre un’esperienza unica.
Ho capito che la pensione era un concetto lontano dalla sua mente, più lontano di Marte. Non ho mai capito chi fosse e da dove venisse Gianni. E neanche perchè mi avesse scelto, tra tanti. Di certo, mi faceva sentire unico, importante. Quasi fondamentale.
Considera, che io all’epoca ero un ragazzino che si faceva le canne con gli amici, giocava ai videogiochi e non aveva idea di cosa avrebbe fatto da grande. Ero grezzo, se oggi vedessi uno così non saprei capire se sotto quella maschera di brufoli ci sarà, un giorno, qualcosa di valore.
Ma anche su uno distratto come me, GDA aveva un’ascendente fortissimo.
Quando chiamava, leggevo il numero sul telefono e sentivo una scossa lungo la schiena. Se chiama Gianni, qualsiasi cosa tu faccia la interrompi, e ascolti. E quando provi a parlare, per dire la tua capisci in 2 secondi che stai pensando cazzate, e anzi, devi stare ancora più zitto, ancora più attento.
Perchè quelle parole lontane, al telefono erano più che una guida, erano una stella Cometa. Tutti i progetti che mi proponeva erano un passo avanti per conoscere me stesso. Da questo punto di vista, è una delle persone più umili che abbia mai incontrato, un’umiltà particolare che ti insegnava anche a stare in silenzio.
quando è venuto al SEO Camp, nel 2010, ci ha regalato un intervento illuminante… 6 anni in anticipo. Ci ha parlato delle comunità e della loro importanza, del prossimo successo di Facebook, del cloud e delle rivoluzioni dell’informatica e del significato dietro ad una community che si incontra nel mondo materiale.
Aveva il suo modo unico di capire la tecnologia in base all’uso che le persone ne avrebbero fatto, e sapeva prevedere conseguenze. Sapeva sfidare il mercato nei suoi punti più deboli, lanciava frecce a mostri che i suoi allievi avrebbero catturato… entro qualche decina d’anni.
Tutti i consigli che mi ha dato, sono pietre miliari nel mio comportamento:
“tu simone hai tante idee, ma le idee sono come le bollicine del sampagn. prima di iniziare qualcosa aspetta il giorno dopo. Se il giorno dopo ti ricordi ancora qualcosa, se sul fondo del bicchiere resta qualcosa, allora parti da li”
“puoi provare a fare l’università, ma secondo me ti annoierai. Fai qualcos’altro”
“non importa cosa segli di fare, anche se è una cosa piccola va bene. Ma è importante che in quella cosa tu diventi il numero uno”
“dai un’occhiata a questo sito” (era Google, nel 1999)
e poi mi ha presentato persone, mi ha “connesso” col suo mondo. Una è Luigi Centenaro, l’altra è Stefano Quintarelli.
Io non ero un suo studente, ma parlando coi suoi studenti ho capito che quello che ha fatto per me, lo faceva per tutti.
la morte
il fatto che sia morto, e come mi sento pensando che non c’è più, mi insegna come voglio diventare da grande. Voglio essere come lui, una persona che non rende gli altri schiavi e che anzi, stimola, motiva e rende indipendenti.
Non mi mancherà gianni, perchè tutte le volte che penso, nel modo in cui mi ha insegnato a pensare, è qui di fianco a me, in silenzio, che scrive sulla tastiera, lentamente, due dita alla volta, e guarda il monitor da sopra gli occhiali, sorridendo.
inedito
pubblico un pezzo di un’email che mi scrisse Gianni nel 2010, in risposta ad alcune mie domande su Google:
Google rende disponibili gratuitamente a tutti le conoscenze che ottiene gratuitamente: vetrine di idee, prodotti, conoscenze e molto altro, proposte da fornitori di conoscenza. Costoro ne ottengono in cambio una diffusione della loro presenza. Per Google la conoscenza ricevuta gratuitamente e’ un filo conduttore per la pubblicità. Così come la pubblicità si esercita nel tempo e nello spazio, perchè al tempo e spazio o della ricerca non associare una pubblicità a pagamento? In fondo quella pubblicità da suggerimenti, e non in modo invasivo! Oggi non tutti abbiamo il tempo di dare dettagli nelle nostre conversazioni, e così molti hanno sostituito ai dettagli, indirizzi di internet, con una nuova concezione della comunicazione porta a porta.
L’ equilibrio economico fra google ed i suoi utenti è corretto? Si tratta di un capitalismo di rapina o una nuova forma di baratto collettivo che riconosce la esistenza di organismi di vertice che, grazie ai loro servizi, possono permettersi di non far pagare il baratto?
E sulla sicurezza, militare che dire? Il fatto che i moltissimi computer di Google siano distribuiti in molti luoghi ignoti, rende Google pressocchè inattaccabile. Gli stati dovrebbero così sopravvivere a momenti drammatici. Naturalmente INTERNET non è la verità . Come da sempre, l’ uomo dovrà sapersi difendere dalla bugie in un mondo che aumenta produttività e competizione, grazie a motori di conoscenza che diventano motori per lo sviluppo.
E da allora cerco di capire come e perchè, costantemente, a Google si decida che diventare un motore di conoscenza non sia per nulla importante.
Per tutti quelli che non hanno conosciuto Gianni, in fondo, forse bastano le sue parole.
Il punto è che averlo conosciuto ed aver avuto la possibilità di parlargli mi ha fatto capire come si sente un topolino di fianco alla montagna. e oggi che non c’è più, il mondo è decisamente più piccolo. Spero solo che tutti i semi che ha piantato germoglino presto.