finita la scuola dell’obbligo, nel 99 dopo 6 sfortunati mesi di università, ho iniziato a lavorare. Contratti tipo co.co.co. fatica a trovare motivazioni eppure un mestiere pieno di scoperte: il web designer. Figurati il mio mestiere non aveva neanche un nome italiano, se dovessi parlarne oggi ad Ettore dovrei dirgli “disegnatore di pagine internet”. e poi dovrei spiegargli cosa stava diventando e cosa è diventato internet. E poi dovrei dirgli che faccio pubblicità, in fondo, e spaccio cose poco interessanti per farle sembrare più interessanti e più “trovabili” sui motori di ricerca.
Guarda qui il documentario completo in streaming “il mondo che abbiamo perduto” di Pietro Medioli
Questo era Ettore, in risposta alla domanda “cosa te ne pare di tutti gli altri giornalisti che son venuti a chiederti interviste?“. Da poco tempo è stato sostituito il vecchio sito che avevo fatto per il Museo Guatelli, col nuovo fatto giustamente in WordPress e contornato da video e robe social che una decina di anni fa avremmo tanto voluto fare eppure non si potevano ancora. Noto che la cecità degli uomini in cravatta coi soldi in mano è rimasta immutata da 10 anni, hanno infatti disabilitato i commenti. Andrea sostiene che abbiano paura di veder scritto sul loro sito “porco dio che sito di merda”, io invece credo abbiano più paura di trovar scritte nei commenti cose migliori di quelle che fanno aggiungere a fatica dai loro scrivani.
Hanno tenuto il montaggio audio che avevo fatto per il flash introduttivo (se vi interessa, qui la versione censurata perchè non volevamo comprare i diritti di Galway), mi ero guardato tutto lo splendido film di Pietro Medioli “il mondo che abbiamo perduto” e avevamo scelto un piccolo brano “significativo” per aprire il sito, con le parole di Ettore. Il design era minimalista, c’era troppo da raccontare per far finta che un sito internet fosse importante nel racconto. Oggi ho scoperto che anche Herzog ha visto il documentario di Medioli e da wikipedia scopro anche la citazione di Werner:
“l’italia ha in Ettore Guatelli un tesoro vivente”.
In questo post (che forse sarebbe stato meglio su rrr) volevo mettere un ricordo commosso ad Ettore, come tutte le volte che ascolto la sua voce mi torna la voglia di vivere, una voglia che si nasconde sotto le scarpe ad ogni colpo ricevuto, ad ogni delusione da mandar giù. Invece non credo sia possibile, dato che tutti mettiamo musichette commoventi sotto alla voce di Ettore (Medioli compreso), mentre a lui piacevano i tagli secchi, e poche balle.
Cmq, ma come cavolo è possibile che Herzog sia arrivato ovunque? Ma così ovunque e così esattamente che solo per seguire la metà delle sue orme mi servirebbe una vita. meno male che ci sei tu, Werner. E che fatica che fai tu… proprio tu… per tirare a casa la pagnotta con le cose che ti piacciono, e poi non ce la fai, e chiami Nicholas Cage.
Inizialmente ho pensato, dai scrivo a quelli che hanno fatto il nuovo sito del museo, per fargli i complimenti e magari mi linkano anche. Inquietante come il mio pensiero auto-referenziale si adatti perfettamente alle mode SEO di qualche anno fa. (mode che devono cambiare, perchè i link peseranno sempre meno, e sempre di più facebook e social blabla spero).
Poi però ho deciso, no, ci faccio un post, chissenefrega della gratitudine, sono io che devo parlare di Ettore oggi.
Eppure non serve un altro sito per parlare di Ettore, basta il canale Youtube! ecco, i video. Vanno guardati tutti, è obbligatorio per lavarsi la history.
Visto che questo era un post pieno di nostalgia, vi lascio con la SEO news del giorno, che Arrington riporta in modo spettacolare: Google censura per sbaglio Places… in fondo era contenuto duplicato, no? E poi invece era un pesce d’aprile. Antipatico.
Gentile Simone, io non ho messo musichette a commento della voce di Ettore, anzi ho lasciato parlare Ettore sempre senza musica e ho “esaltato” le immagini del Museo utilizzando musica “alta” per nobilitare il più possibile il Museo.
Werner Herzog ha coosciuto il Museo e quindi Ettore tramite il mio film visto che sono stato suo aiuto regista nel cinema e ancora di più nella lirica.Cordialmente, Pietro Medioli
ciao Pietro grazie della precisazione e grazie per il commento! 🙂 Il tuo documentario è finalmente pubblicato online da qualche parte?! Mi piacerebbe molto rivederlo ma su youtube non si trova purtroppo e pensa che al museo hanno il VHS!! non so neanche se ho ancora un video registratore da qualche parte! ciao e complimenti dev’essere stato un grande onore lavorare col Maestro!