Quando per fare una consulenza SEO mi trovo a lavorare su un ecommerce e non vedo call-to-action la prima mossa è davvero facile. Il genere di persona che va su un sito per acquistare un prodotto se non trova facilmente i bottoni per comprare, o chiaramente indicati tutti i passaggi per procedere con l’acquisto, si arrende.
Chiamate all’azione – Call to Action
Non sto a parlarti di cosa sia o come si sviluppi una call to action chiara e di facile comprensione. In fondo sono solo bottoni grafici, devono essere abbastanza grossi, arancioni e a forma di pulsante, senò la gente non clicca.
E se la chiamata all’azione invece che “compra qui” dicesse “no aspetta, pensaci su, questo prodotto potrebbe alla lunga nuocere alla tua salute“? Quanti comprerebbero… se messi di fronte alla lampante conclusione che il nostro sistema produttivo fatto di import export a volte dimentica per strada le responsabilità?
Far riflettere chi deve comprare, vende?
E rende di più o di meno rispetto un percorso di acquisto ottimizzato e semplificato?
A questa domanda forse impiegherò ancora un anno a rispondere, nel frattempo cerco di capire dove investire il mio tempo (visto che sia io che i miei clienti lo paghiamo caro) e oggi sostanzialmente ho 2 opzioni: o spammo o costruisco fiducia.
Pensavo… il 2011 sarà un altro bell’anno per l’e-commerce in Italia, con l’arrivo di Amazon.it e le conferme di Facebook:
- che è un network la cui massa cresce in continuazione
- che (per ora) incide poco sugli acquisti
- che c’è una correlazione tra le pagine che funzionano bene su facebook e quelle che si posizionano bene (ma va?)
- tutte le fasce d’eta vogliono accedere
Non so se oltre al numero, di Facebook cresca anche l’intelligenza collettiva, si potrebbero misurare quanti soldi fa girare (sia per gli investitori che per i clienti delle pubblicità). Fin ora lo stato dell’arte del link building era conoscere qualcuno qualcuno alla Nasa per avere link di qualità indiscussi, ti posizioni lo stesso magari. Scherzi a parte è iniziata la nuova collaborazione con un celebre negozio ecommerce di prodotti tipici di Parma (prosciutto, parmigiano reggiano, violetta di Parma ecc..), è un’azienda che compra e rivende in giro per il mondo i prodotti del consorzio Prosciutto di Parma.
L’ennesimo scandalo, alle pubbliche relazioni in azienda tutti in silenzio
e dopo solo qualche mese dall’inizio della mia collaborazione, parte l’ennesimo scandalo che coinvolge i fornitori dell’ecommerce con cui collaboro (mi riferisco al caso di Report dei prosciutti di Parma importati dall’estero e marchiati coi loghi che dovrebbero definire la provenienza italiana). Dove andrà questo scandalo? Forse nel nulla, come succede spesso quando intere comunità sono coinvolte… ma la cosa che non mi piace è che sono questi piccoli drammi permessi dalla legge, che è diventata cosi complicata o cosi permissiva. Come quando alzano o abbassano le tolleranze “di legge” ad esposizioni verso sostanze nocive. Come se ci fossero davvero dei limiti tollerabili per tutti verso l’esposizione all’inquinamento che noi stessi produciamo.
Prima facevo riferimento alla NASA, come esempio dei massimi livelli qualitativi imposti a un ciclo produttivo. In realtà a parte l’incredibile ammontare di denaro investito, devo solo testimoniare la mia ignoranza sull’esistenza di aziende in cui il ciclo produttivo sia gestito in modo virtuoso, considerando anche etica, salute dei consumatori e controlli accurati su tutti i fornitori, se ne conoscete linkatemele.
Oggi col servizio di Report mi si conferma un sospetto che era nell’aria da tempo (anche i casi delle pecore che “sostano” brevemente in sardegna mi aveva fatto impressione).
cosa ne fa un SEO delle informazioni?
In tutto questo un SEO cosa può fare? Per il rispetto dei miei clienti finali, quelli a cui vendo la merce, io ho la possibilità di dire tutto il dicibile. Ho la possibilità di coinvolgere il mio pubblico e posso far presente tutte le voci, anche linkando un servizio “scandalistico” che parla male dei fornitori dei miei partner commerciali.
Credo che il dovere principale di un’azienda sia informare con trasparenza i propri consumatori. Sia dei lati positivi dei propri prodotti, che dei lati negativi, in modo che siano i clienti a poter decidere, avendo informazioni più precise possibile.
Quali benefici porta uno scandalo alle aziende coinvolte?
I benefici di una maggiore esposizione mediatica sono tutti da misurare, c’è da divertirsi. Se io fossi la direzione di Prosciutto di Parma, per esempio, farei di tutto per collaborare con chi indaga su una malefatta, piuttosto che cercare di insabbiare e far finta di niente. Ma se io fossi Prosciutto di Parma sarei anche daccordo coi comitati che cercando di fermare la costruzione dell’inceneritore che inquinerà mezza provincia di Parma, sempre per preservare il mio prodotto. Certo che se come hanno detto nel servizio 6 maiali su 7 arrivano dall’estero… chi ha più convenienza a proteggere la nostra terra?
quando il silenzio punisce
Un modo politico di sopravvivere agli scandali è stare in silenzio, lasciare che “si sgonfi”. Sui motori di ricerca è il contrario. Se non pubblichi sul tuo sito parole chiave interessanti, per esempio “prosciutto di parma servizio report” allora chi le sta cercando troverà solo chi ne parla. E chi ne parla, se non chi ne parla male? Si torna agli albori del web, quando nel clue train manifesto si diceva che “i mercati sono conversazioni”. Se ignori la conversazione, stai ignorando il mercato. Se pensi di poter monopolizzare la conversazione col tuo potere aziendale, stai solo tirando pugni in faccia alla tua stessa immagine pubblica.
troppo SEO
Non voglio diventare una di quelle persone che campano coi loro articoli sulle sfortune degli altri, purtroppo le questioni “negative” attirano sempre una parte di traffico interessato a capire che cosa sta succedendo (quindi non necessariamente un pubblico che ha già un’idea in testa).
Dopo aver visto il servizio di Report sento la situazione più pesante del previsto, perchè non è tanto il consorzio Prosciutto di Parma, ad essere indirizzato come colpevole, è tutta una catena produttiva di cui stiamo perdendo il controllo, a partire dalla scarsità di informazioni utili che mettiamo sulle etichette dei nostri prodotti. E questa scarsità molto spesso è un silenzio complice di qualche strategia consumistica da cui vorrei dissociarmi con le parole e con esempi concreti nel modo di gestire la mia piccola attività.
Vederci chiaro
Ringrazio moltissimo Alessandro che mi ha linkato questi infografici spettacolari sulle spese nazionali italiane degli ultimi 10 anni, grazie all’ottimo lavoro dei soliti noti di OpenKnowledge… e grazie alla voglia di trasparenza e precisione che sta finalmente arrivando. La trasparenza non ti salva dai crolli improvvisi o dagli scandali, ma setta dei limiti precisi e soprattutto traccia la linea tra chi sceglie di “aprire” i propri dati al pubblico e chi li tiene privati.
Chi lucra dal malessere altrui? Chi fa contratti loschi o non paga le tasse? Grazie anche a OpenParlamento e ad una convergenza collaterale di forze, piano piano ci arriveremo.
Se è importante sapere quanto guadagnamo, credo sia ancora più importante dire bene dove spendiamo i soldi e perchè.
update: Ebay s’è comprata Magento.
Velocità
- per i siti ecommerce la velocità da sola è in grado di far alzare le vendite e le conversioni
- la velocità dei siti è anche un fatto di posizionamento SEO.
Novità
- anche il sole 24 ore ha pubblicato il nuovo ecommerce (febbraio 2012)
- ParmaShop ha raddoppiato le vendite di Parmigiano Reggiano
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