Il lavoro del SEO dipende fortemente dal contesto. Libero professionista, SEO inhouse, dimensioni aziendali, tempo e risorse dei progetti. Quando ho aperto la p.iva nel 2008 ho deciso di lavorare sia per me che per altri, avendo chiaro il business model 50% – 50%.
Il mio “contesto” è questo: da quando Raffaele nel 2007 mi ha assunto, faccio SEO. sono 7 anni tra poco. Da quando mi sono messo in proprio ho tenuto 2 seoCamp, per condividere quello che avevo scoperto, studiato e verificato. Poi, ho iniziato a lavorare per big brands (ma solo per amicizia di Matteo prima e Stefano poi, dato che in Italia non ho ancora conosciuto un manager che assume cercando “seo” su google), mi sono “chiuso” e ho messo da parte soldi. Ho comprato casa nel 2012 (ok, non da solo, la mamma mi ha dato il 20%), ho pagato tutte le tasse subito, tranne l’inps sulla p.iva, in ritardo ma entro i limiti.
Abbiamo una casa piccola e nostra. Abbiamo una splendida figlia e siamo moderatamente affiatati come coppia (è più difficile trovare la persona giusta che il lavoro giusto, motivo per cui nel 2010 non ho lavorato per un anno per cercare una persona come Martina).
Ho giocato sporco in alcuni casi, mai comprato link per via della taccagneria, però link infilati in qualche wiki dimenticato dal tempo sì, commenti wordpress un po’ giusto per mettere la firma sì, keyword stuffing sì. Ho messo nei contratti di collaborazione la clausola che volevo il link al mio sito, ad alcuni amici il link l’ho chiesto. Ma soprattutto, mi comporto come se google non sapesse chi sono e cosa faccio.
ho 6 account gmail, e un account su ogni sito che consenta login. Non si sa mai che un giorno nella pagina di profilo mettano lo spazio “url del mio sito”.
Visione
Immagino il lavoro SEO come una cassetta degli attrezzi, con 300 scomparti. Uno per ogni “segnale” di posizionamento conosciuto, ed uno per ogni segnale ipotetico… poi è questione di perseveranza. Studiarli tutti, applicarli tutti, senza sosta, senza preoccuparmi di cosa possa essere “un vero segnale” e senza farmi troppe domande. Posso scrivere solo di quello che conosco, e quindi spesso mi trovo a studiare i prodotti dei clienti ed il loro contesto. Parlare con i programmatori è fondamentale, saper capire il loro codice e fidarsi di loro è alla base di qualsiasi progetto.
Le co-occorrenze le uso dal 2007 nel modo che ha descritto Francesco e no, non ho un modo per calcolarle… vado a istinto (cosa che fa sbroccare alcuni manager). Uso Webmaster Tools da quando è nato e lo trovo più utile di analytics. Link interni come se piovesse, non necessariamente su keyword esatta ma su topic esatto, quello sì.
Per programmare un’ascesa uso i tempi di aggiornamento, non tutti subito, non troppo raramente (ho descritto i tempi giusti in cui fare modifiche qui).
Parto sempre da long tail, impilo come mattoni le autorevolezze di ogni parola che porto nella top 2. Poi attacco le key secche, solo se il cliente lo chiede e solo se ho bisogno di traffico preciso.
In generale, vedendo quanto funziona male Google, lavoro con la paura in cuore. La paura mi sveglia al mattino e mi dice buona notte la sera, e per combatterla uso solo due armi: procrastinazione e lavoro caotico. Sto ingrassando e a volte sono antipatico, anche ai clienti, coi quali comunque tento di scherzare il più possibile.
Ultimamente sto dando meno importanza al SEO e più importanza alla monetizzazione, motivo per cui ho dovuto studiare un fracasso di altra roba che comunque ai seo non interessa (per ora…).
Questo modo di lavorare funziona bene per le vanity ma non è scalabile, me ne sto facendo una ragione.
Nonostante mi dimeni a più non posso, ancora non capisco perchè Google preferisca avermi come partner piuttosto che assumermi. Probabilmente perchè mi piace barare. Mi sono serviti 3 anni per liberarmi di questi segreti, ma alla fine, cel’ho fatta.
Aprire i tuoi segreti serve a tutti
Uso le parole di Francesco: se volete davvero fare qualcosa di utile, condividete il modo esatto in cui state lavorando adesso, come ho fatto io. Nessuna squadra, nessun gomploddo. Cambiate voi stessi… Cambiate l’Italia. 🙂
Abbiamo 4 cose in comune:
1. Una splendida famiglia
2. L’istinto
3. La paura fottuta
4. L’INPS (paura stra-fottuta, ma è davvero una botta).
per tutto il resto, chapeau!
Con l’INPS conviene mettersi in regola prima possibile, magari un ravvedimento operoso può risolvere le cose senza arrivare al dramma…e ovviamente complimenti per il tuo lavoro 🙂