Recensioni SEO: il migliore SEO italiano

spesso mi chiedono un parere su chi scegliere come fornitore SEO. “Ma secondo te chi è il migliore SEO in Italia” penso sia la domanda che mi è stata fatta più volte in assoluto, la risposta è molto semplice: non c’è.

Stando al Sole24Ore ho acquisito quell’alone di credibilità che solo il brand può dare e io ovviamente vorrei approfittarne a modo mio, seguendo quell’idea di trasparenza maniacale che mi ossessionda da qualche anno. Quindi, se state cercando qualcuno con cui lavorare e vi fidate di me, anzichè scrivere mail a tutti ho pensato di farci un bel post, che nel caso odierno è identico alla stessa risposta che ho dato ad una celebre banca che mi ha chiesto numi via mail.

In questi 4 anni che gioco coi motori di ricerca ho conosciuto un po’ di gente, molti dei quali al SEOCamp. Poi con alcuni di loro ho anche lavorato e con altri ancora ci collaboro. Queste piccole recensioni di SEO italiani sono al 100% personali e per nulla obiettive.

Eccolo tutti qui:

Eugenio Tommasi: amico e collega da tanti anni, un fenomeno sia come velocità di apprendimento che come velocità di implementazione, ultra-sincero e motivato.

Matteo Monari: molto attivo su fronte affiliazioni, ha lavorato in azienda, ha fatto un’ottima azienda ed è andato avanti. Sicuramente una delle persone che in Italia hanno capito il valore della SEO.

Emanuele Tolomei: tosto su settori concorrenziali (oro, dating, corsi) , sperimenta moltissimo e collabora con tante altre agenzie. prezzi medi. (non mi danno percentuale, ma non oserei neanche chiederla sono troppo fighi).

SEOLab vecchi fornitori del Sole24ORE, ho lavorato sulla loro eredità e devo dire lavoro ottimo, non avrei saputo scegliere un “precursore” migliore di loro. (non li conosco direttamente e non so chi abbia fatto personalmente il lavoro)

StudioCappello, Madri, WebRanking, Primisuimotori, FIND, ecc. non li conosco direttamente. Di certo sono tra le  “web agency seo storiche” in Italia quindi qualcosa sapranno fare, no? (conosco solo Riccardo Mares, ci siamo incontrati in vari eventi pubblici e devo dire grandissimo professionista).

Stefano Robbi: giovane brillante, mi ha aiutato prendendo in carico un cliente importante che non riuscivo a seguire per ragioni di tempo e devo dire che mel’ha curato bene. Verifica se ha tempo perchè è molto impegnato.

Ivano di Biasi: mito assoluto, conosciuto per puro caso e poi, negli anni, fonte costante di ispirazione e creatività.

e di Giorgio Tave cosa ne pensi?

prima o poi arriva sempre questa domanda, anche da persone insospettabili. Allora di Taverniti ho un grande rispetto perchè ha fatto la piu grande figata che si possa fare (forum con 99% UGC) in tempi non sospetti. Poi si è spostato molto sulla formazione e di certo è molto preciso nel registrare tutte le mosse di Google, ma personalmente mi basta SEOmoz Algo changes da leggere ogni tanto. Non ho mai capito per chi lavori o quali progetti effettivamente abbia portato a casa, c’è sempre questo alone di mistero sui clienti che non condivido.

quindi insomma chi o cosa mi consigli?

in generale un po’ tutti sono disposti a lavorare in revenue share, se architettato bene probabilmente è il modo migliore di pagare un consulente SEO, primo perchè i pagamenti saranno spostati molto avanti e poi perchè avverranno solo a giochi fatti, in % sui ricavi generati. In realtà però il contratto più “comune” è con una parte fissa da concordare (di solito mensile) ed una parte che si riconosce con raggiungimento di obiettivi (che tipicamente sono posizioni di parole chiave “secche” o obiettivi di traffico se calcolabile).

Consiglio di verificare di persona: andate sui siti dei consulenti, guardate che clienti hanno, guardate se il lavoro è stato fatto bene, nel caso chiamate i clienti e chiedete i pareri sui consulenti a chi è già stato cliente.

simone
appassionato di seo, linked open data e ambiente

13 Comments

  1. Ciao Simone, apprezzo molto il tuo stile. Sono uno di quei consulenti seo che ha cominciato a lavorare a percentuale. Devo dire che è molto stimolante per noi che ovviamente guadagnamo solo dopo aver lavorato (bene), ma va anche meglio al cliente in quanto vede il lavoro svolto, guadagna e di conseguenza non si crea problemi nell’accettare questa tipologia di lavoro SEO. Attualmente seguo degli E-commerce dove ho attivato questa tipologia di contratto SEO e sto riscuotendo un buon successo. Ovviamente prima di poter “accettare” questa tipologia di lavoro, occorre valutare tantissime cose, altrimenti non cavi un ragno dal buco.
    Spero che capiterà l’occasione di poter lavorare insieme a qualche progetto.

  2. Di sicuro a questa lista ne mancano molti altri… Non so voi come fate a lavorare a percentuale ? Io in 12 mesi ho acquisito 12 clienti e tutti mi hanno pagato in anticipo! Non erano e-commerce, ma da internet ottengono guadagni… Solo uno vende “ricambi iPhone” ma non sto a chiedere percentuali, anche se al 1 posto su google!

  3. certo che ne mancano, questi sono quelli che conosco io 🙂 Già tanti altri SEO hanno fatto gli elenchi del telefono!

    Lavorare a percentuale sui ricavi generati è un buon modo per fare rischiare meno chi ancora non ci conosce (e soprattutto ancora non si fida). Probabilmente non c’è nessuna agenzia che lavora con 100% clienti a percentuale, per diversificare il rischio serve anche avere qualche commessa fissa.

  4. Strepitoso!

    Per la schiettezza con cui esprimi le tue impressioni; alcune di queste – proprio per la loro franchezza – fanno anche sorridere.

    In senso positivo!
    🙂

    Tutto il discorso sulle percentuali che ti girano (o NON ti girano) alcuni dei colleghi citati è molto godibile e ‘fresco’, come lettura estiva defatigante.

    Però il tuo post non è solo questo, perchè al fondo evidenzia un problema effettivamente esistente nel panorama italiano.
    Mi permetto di scrivere un paio di righe solo perchè credo che questo punto sia abbastanza interessante.

    Ecco quello che ho pensato dopo aver letto il tuo post.

    Come ogni nicchia professionale ultraspecializzata anche la seo italiana – tutto sommato – è un ambiente abbastanza ristretto.
    Quindi i ‘nomi’ e le agenzie alla fine sono più o meno sempre le stesse.
    L’offerta di mercato è talmente risicata da sembrare autoreferenziale: e se questa è la nostra impressione figuriamoci quale potrebbe essere quella del cliente che si trova a scegliere il proprio fornitore per il Search!

    IN REALTA’ è anche vero il contrario.
    Ciascuna realtà e ciascun ‘nome’ si occupa di Search in modo diverso.

    Ci sono quelli che fanno prevalentemente formazione.
    Ci sono agenzie più o meno grandi, più o meno note.
    Ci sono chiaramente i freelance. E in certi casi anche freelance che hanno esperienze di lavoro in agenzia.

    Anche sulle mansioni poi c’è una galassia di ‘distinguo’ che andrebbero fatti.

    Le agenzie di solito offrono l’intero spettro di servizi possibili e immaginabili, mentre invece i freelance raramente riescono a specializzarsi su tutti gli aspetti del settore.
    Parlo per me: faccio posizionamento organico al 95 per cento, mentre invece Adwords rappresenta meno dell’1 per cento dei miei incarichi di consulenza.
    Molto probabilmente un collega bravissimo che non hai nominato, Francesco Tinti, per esempio, potrebbe ribaltare queste mie percentuali.
    E’ un noto consulente Adwords, quindi direi che probabilmente i suoi incarichi di consulenza siano molto diversi dai miei, ad esempio.
    🙂
    Fino a che punto riusciamo a comunicare al pubblico la complessità del nostro lavoro, e quindi l’inevitabile frammentazione dei profili professionali?

    Molto poco, temo, e forse proprio in questo senso la seo italiana non è molto ‘trasparente’, come mi sembra alcune delle tue preoccupazioni lasciano trasparire.
    Ma secondo me non c’è malafede in questo però, quanto piuttosto immaturità del settore sotto un profilo storico-professionale.

    Il Search è un campo stratificato e in continuo mutamento, molte delle realtà migliori sono aziende recentissime (adesso penso anche alle molte che non hai menzionato nel post).
    Insomma, per recensire le varie realtà occorre pure calarsi nel lavoro quotidiano che effettivamente queste svolgono.
    Cosa che non è molto facile da fare dall’esterno, in realtà, proprio perchè sotto all’apparente ristrettezza della nicchia di settore si nasconde un ventaglio di professionalità molto composito e ‘contaminato’ (nel senso buono del termine).

    Te lo dico perchè guardo alla mia esperienza pratica e mi rendo conto che ciascuna situazione è peculiare, e che il mercato è veramente vasto e spesso animato da aspettative tra le più varie.

    Ti porto il mio esempio. Sono formalmente freelance ma praticamente faccio il seo dal 2007 per una giovane ma solida agenzia di Milano (quindi a distanza, sai che vivo a Roma..).

    I clienti che si sono rivolti a loro per i servizi seo hanno – per così dire – ‘orientato’ negli anni indirizzi e metodi del mio lavoro quotidiano.
    Dal 2007 fino al 2012 la stragrande maggioranza dei clienti che mi sono capitati aveva le seguenti caratteristiche:

    – Pagava un fisso per la consulenza;
    – Non aveva alcuna intenzione di discutere di pay per performance o pay per leads
    – separava il marketing dal commerciale o comunque non collegava necessariamente le due cose (in certi casi anche a ragione…).
    – Mi chiedeva dei posizionamenti utili in chiave commerciale, certamente, ma guardava prevalentemente al prestigio di queste posizioni all’interno del settore di riferimento, e se vuoi solo molto raramente le aziende per cui ho operato guardavano al ROI come dato brutale ricavabile dal confronto tra investimenti e profitti derivati.

    Cioè, direi di aver fatto per anni il seo all’interno di logiche pubblicitarie più complesse (mi riferisco all’azienda committente originale ma anche all’agenzia che materialmente mi affida il lavoro), che non immediatamente potrebbero essere confrontate con i tipici schematismi che poi capita di ritrovare nelle conversazioni fatte tra colleghi.

    Solo dal gennaio 2012 sono iniziate ad arrivarci richieste per campagne di posizionamento con remunerazione in base alle performance.

    Beh, posso dirti che in realtà ancora non siamo sicuri se queste formule, che pure stiamo proponendo ai clienti che le richiedono, siano realmente più ‘eque’ e più convenienti per il cliente finale.

    Nel senso che le nostre campagne a budget fisso sono molto competitive, perchè relativamente economiche e con percentuali di successo ‘bulgaro’, sul piano delle metriche e dei posizionamenti effettivi.
    🙂
    Quindi il sospetto è che i clienti che iniziano a scegliere il pagamento ‘a performance’ rischiano di pagare il doppio quello che avrebbero ottenuto a metà prezzo se avessero accettato il budget fisso.
    Ma ancora devo verificare, :D…. perchè appunto la mia esperienza attuale, per quanto probabilmente minoritaria, è prevalentemente orientata all’incarico di consulenza di tipo ‘classico’.

    Comunque non ho MAI o quasi mai gestito la parte commerciale del lavoro del seo quindi sono l’ultimissima persona che può commentare questi aspetti.
    🙂
    L’unica cosa che volevo aggiungere è che è senz’altro vero che il consulente dovrebbe ‘guidare’ il cliente anche sotto il profilo della strategia di marketing generale (e se vuoi fare il discorso sul ROi applicato al web non puoi farne a meno….).
    Ma quello che credo di aver capito, mio malgrado, è che è ANCHE vero che sono molto spesso i clienti, con le loro aspettative e con i loro mercati di riferimento (e le loro strategie commerciali complessive), ad imporci o a proporci degli obiettivi piuttosto che altri.
    Lo dico senza rimpianti!
    🙂
    Ma dobbiamo accettare che se per molti la seo è un investimento vero e proprio, è anche vero che nell’economia reale della stragrande maggioranza delle aziende italiane la seo può costituire tutt’al più una voce all’interno del budget pubblicitario complessivo.
    Come vedi il tipo di cliente orienta le prospettive del consulente!
    Un ecommerce non ha senza dubbio le aspettative seo di un’industria metalmeccanica, eppure anche la seconda ha tutta una serie di buoni motivi per assumere un seo e per coltivare a dovere la sua presenza online.

    SCUSA per il commento chilometrico, ma i tuoi post meritano sempre qualche riflessione supplementare, secondo me.

    Il mio augurio per tutti i colleghi, sia per quelli che hai citato qui che per gli altri, sia per le agenzie che per i liberi professionisti, è quello di uscire presto e BENE dalla crisi generale dell’economia, che probabilmente inizia a colpire anche il nostro settore.

    Perchè puoi pure fare un’ottima opera di marketing, ma se il tessuto economico e sociale circostante si va lacerando… non ci sono algoritmi che tengano, se non quello della pura e semplice sopravvivenza.
    Vale per gli individui ma anche per le aziende, ogni crisi ti costringe a rimettere in discussione quello che fai e come lo fai.

    C’è addirittura chi dice che le crisi economiche servano proprio per questo…
    🙂

    bella Simo, buon’estate!!

  5. ciao Fabio 🙂 grazie per il commento! Molto vero il discorso sul prezzo, chi paga a % alla fine dell’anno sicuramente spende di più di chi compra un pacchetto predefinito. Lo vedo un processo coerente con le logiche del rischio, se non ti fidi puoi pagare di più però se il contratto è scritto bene nel caso in cui l’agenzia non dia i risultati sperati almeno pagherai meno. Un processo cliente/agenzia in cui ci sia già una fiducia da all’agenzia la tranquillità di avere il budget e al cliente la sensazione di spendere meno. A me è capitato anche di cambiare modalità di pagamento dopo qualche anno. Per un cliente col quale c’era un problema di fiducia iniziale ho fatto due preventivi, uno a “fisso annuale” e l’altro a percentuale sui ricavi generati (in questo caso ovviamente mi avrebbero dovuto mettere in mano tutti i conti del negozio). E’ passato un anno e si sono accorti che se avessero scelto la prima modalità avrebbero pagato meno, ora per il prossimo anno ri-sindachiamo il contratto e siccome sono clienti “sicuri” anche io mi sento più tranquillo nel fare un prezzo più basso rispetto all’anno prima. Se invece mi dovessero chiedere un altro anno a percentuale, essendo i ricavi di quest’anno maggiori di quelli dell’anno scorso si sposterebbe più in alto l’asticella.

    Il discorso comunque della “recensione” non voleva imporre una modalità contrattuale o l’altra. Solo, da quello che ho visto chi è sicuro del proprio conto non ha paura di prendere qualche cliente anche a percentuale, proprio perchè significa che sa dove mettere le mani per sistemare siti/flussi/conti. Prossimamente piuttosto che tanti commenti di SEO mi piacerebbe ricevere commenti di clienti, chissà se ne arrivano 🙂 ciao intanto buon’estate!

  6. Ciao Simone, bel post. Noi siamo costosetti ma soprattutto per i servizi più di alto livello (analisi approfondite backlink, strategie per siti molto grossi e/o multilingua etc., link building “editoriale” multilingua – senza usare network, ch enon abbaimo – , etc.).

    Sul discorso SEO bravi / SEO non bravi dipende: restando solo in ambito SEO, c’è chi è più tecnico sulle cosine e ti trova il trick giusto, chi sa a memoria tutte le cose che Google dice di fare e non fare e sopratutto chi è più “puro” e chi invece mescola logiche puramente SEO a logiche ache editoriali o business a tuttotondo (cosa che spesso deriva dall’avere lavorato in-house o a revenue share).

    BizUp non fa solo SEO e mescola spesso social/buzz marketing/seo/conversione in un tuttuno.

    Lato farsi pagare a performance la cosa se non si vuole regalare nulla è meno semplice del previsto. Il SEO costruisce un valore semi-permanente: se un ingeniere della Ferrari si facesse pagare solo a performance sulle vittorie ottenute dalla Ferrari in una stagione sbaglierebbe perchè: se scoppiano i pneumatici non è colpa sua, se il pilota è un brocco non è colpa sua, se la MC laren o la Jordan investono il doppio in sviluppo non è colpa sua e se invece fa il motore del secolo e la Ferrari lo usa per 30 anni, allora il suo merito non si esaurisce alla priam stagione. Insomma, il discorso è appunto complicato…

  7. Grazie stellissimo per la citazione e saluto tutti i colleghi/amici-virtuali che hanno contribuito con i loro commenti e le loro esperienze 🙂
    Sarò breve
    Anche noi lavoriamo a performance, ma comunque con dei fissi mensili.
    Considerate che un’azienda deve anche prevedere che il cliente potrebbe chiudere anche dopo un giorno di firma del contratto, cosa che non sarebbe male, ma immaginate un altro scenario. Se ti chiude dopo 3 mesi, hai fatto un lavoro, hai magari assunto personale in outsourcing e quindi a tua volta stipulato contratti collaterali, o peggio assunto dipendenti per seguire un lavoro in cui le risorse non ti bastavano ( e se ne vale la pena lo fai ).
    Quindi cosa fare:
    1. Anticipo
    2. Fisso
    3. Provvigione sul fatturato del cliente
    4. Premio a raggiungimento obbiettivo
    Poi, forse, se il cliente arriva a fine contratto e hai non hai raggiunto l’obbiettivo ( cosa difficile ma possibile ) se ne parla in tribunale andando a cercare clausole contrattuali a riguardo.
    Non ragionate da smanettoni solo perchè avete un fisso, perchè una web agency deve pagare stipendi affitto e tanto altro. Tutto qua.
    Comunque ognuno ha la sua visione ed è giusto che la esponga, ma non esiste un’azienda solida che lavora solo a risultato. Non se lo può permettere nessuno, anche perchè per garantire il risultato bisogna avere delle basi solide e non si può pensare al fatto che ti mancano 200 euro per pagare la corrente.
    Inoltre non è giusto che la web agency paghi le mancate entrate attive con introiti generati da altre risorse, come portali o siti personali, perchè sarebbe sempre un sintomo di perdita.
    E’ giusto che gli smanettoni sappiano che alcuni clienti possono abbandonarti in qualsiasi momento e non pagare, mettendo su anche cause con cifre a 6 zeri, e più sono grossi e più è facile che accada.
    Per il resto è giusto che facciano esperienza, ma non a mie spese. E qui non parlo di SEO, ma del mondo del lavoro in Italia.
    Vedetela come aziende contro chi lavora in nero.
    Avete mai sentito parlare di aziende fallite in attivo? Credo che ilsole24 ne parli tutti i giorni. Con le cause che impiantano ai debitori quando e se gli arrivano i soldi, sono già a lavare vetri o se gli va bene a fare la fila per il sussidio

  8. Wow, gran bel post.

    La risposta del seo guru poi sarebbe da incidere nella pietra soprattutto quando dice che in un tessuto economico lacerato l’unica regola che regge è quella della sopravvivenza.

    Riguardo la mia piccola esperienza nella nicchia posso dire che opero in modo simile a emanuele (che saluto), ovvero, dopo aver deciso uno ad uno i vari task da svolgere per il cliente prima chiedo un anticipo, poi a task completati chiedo il saldo finale, e se c’è bisogno posso attivare dei pacchetti di consulenza/aggiornamento/manutenzione mensili personalizzati.

    Il mio obbiettivo è quello di fornire tutta la formazione che mette il cliente nella condizione di riuscire ad operare in modo indipendente, ma non sempre è così, in quanto non tutti i clienti hanno voglia/tempo/piacere di imparare la seo e dunque in questi casi fino a quando l’azienda avrà bisogno di me, continuo a seguire il progetto come consulente esterno.

  9. Ciao Simone e ciao a tutti ragazzi e colleghi 😉

    Che dire tempo fa ho scritto un post sul “conversionatore” che spiega un po’ il mio punto di vista in merito. Sono diciamo molto in accordo con Matteo.

    Ci sono contesti dove è davvero impossibile ragionare in termini di performance semplicemente perché non sarebbe sostenibile e nemmeno quantificabile.

    Quando si parla di ROI bisogna andarci cauti perché il ritorno sulla SEO è molto difficilmente quantificabile perché può durare in eterno (è un po’ la questione del motore del secolo). C’è una discussione molto interessante che era partita con Enrico su Google+ e che in uno dei commenti trattava anche questo tema.

    In sintesi la SEO è un mezzo a disposizione e non deve essere l’obiettivo. Ci sono ad esempio contesti dove il search engine marketing cambia completamente prospettiva e dove molte delle cose che vengono date per assodate o comuni perdono completamente significato. In quei contesti se non riesci a farlo capire al cliente sarà sempre un bagno di sangue perché saltano le metriche, saltano le misure e saltano le regole.

    Serve una mente aperta e serve professionalità.
    Professionalità che non può essere gratis…pena lavorare 20 ore al giorno senza riuscire a mangiare…e in definitiva, poi, chiudere.

  10. mi sembra che i professionisti sono un po’ sempre daccordo nel cercare motivazioni (quando va bene) e scuse (quando va male) per preservare e stabilizzare i loro profitti prima di quelli dei clienti.

    Di certo se le agenzie continueranno su questa strada prima o poi le aziende medio/grandi capiranno che conviene avere un seo inhouse e le piccole continueranno nell’infinita maratona passando da un’agenzia all’altra (quando non cercano di far studiare il nipote del direttore ad uno dei tanti seo corsi)

  11. Non credo che servano scuse quando va male.
    Se hai bisogno di scuse vuol dire che non sei sicuro e non conosci bene il lavoro che fai.

    Non credo nemmeno che serva motivazione quando va bene.
    Questo è un lavoro dove la motivazione è d’obbligo. Se non sai trovare la motivazione non puoi fare questo lavoro o meglio non conviene iniziare nemmeno un lavoro senza di essa.

    Difficilmente in questo settore se hai fatto capire bene al cliente l’importanza di quello che fai e perché lo fai le cose possono andare male. Se c’è onestà e competenza difficilmente si fallisce.

    Il problema delle piccole aziende che saltano di agenzia in agenzia lo fanno secondo il mio parere perché non riescono nella stragrande maggioranza dei casi a capire che identità hanno e che cosa sia il search engine marketing. Questo problema deriva anche dal fatto che almeno fino ad oggi la SEO è stata commercializzata da persone che mirano solo a vendere e non a far capire.

    Bene questo è l’errore più grande perché porterà un fallimento dietro l’altro.

    Senza consapevolezza di quello che fai e del perché lo fai non puoi andare lontano. Almeno in questo mondo 😉

    “Io mi guarderei bene dal fare uno dei tanti seo corsi” – anche lì c’è una giungla e anche lì c’è chi commercializza ciò che non è seo, ma presunto tale. Ti posso dire che ho avuto sotto mano ragazzi che hanno partecipato a master seo e web marketing di presunti guru del settore, spendendo fior fior di quattrini…con il risultato che non sapevano completamente nulla di seo – quello vero intendo!

  12. Ciao a tutti, io non faccio il consulente, ma ho dovuto studiare sull’argomento per applicarlo alla mia attività. Ho un e-commerce di abbigliamento premaman. Una nicchia molto piccola. Purtroppo è un settore che ancora non genera sufficiente utili da poter pensare a contattare un consulente dedicato. Il mio operato ha dato i risultati, ma dopo l’aggiornamento di Panda e Penguin, sono sceso di alcune posizioni 6 o 7 e non riesco più a recuperarle… Forse è arrivato il momento di investire qualcosa su chi veramente sa fare il suo lavoro….

    Volevo fare una domanda però, perchè diche che si parla male di Madri?? sinceramente i corsi che ho frequentato, sono i loro e mi sono trovato bene.

    Siccome sono un fedele cliente, mi farebbe piacere sapere cosa in particolare dicono di quest’agenzia…

    Grazie e saluti a tutti.

  13. Trovo che la modalità di revenue share, in molti casi e sul lungo periodo porta vantaggi soprattutto all’agenzia e non la trovo una soluzione corretta.

    In certe rare situazioni si può decidere di lavorare sul business insieme ma, per il resto, è giusto che ognuno si faccia pagare per il tempo dedicato. Se devo mantenere un posizionamento e posso ridurre le campagne di link building e quindi ho anche collaboratori che lavorano meno ore, perché il cliente deve pagare sempre la stessa cifra? (O addirittura aumentarla?!)

    Arrivato ad un certo punto diventa anche un discorso etico. Trovo anche che non sia un imprenditore furbo quello che decide di “condividere utili a vita” per una attività di posizionamento. E se l’azienda chiudesse in perdita che si fa, si condividono le perdite? Quelle no, comodo!

    Vista dall'”altro lato” invece, affido la mia retribuzione di consulente al rischio d’impresa altrui (che è influenzata da una miriade di fattori, non di certo solo dall’attività SEO svolta).

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